Sì, tanto c’è la provvidenza, no? Dio ci guarda, Dio ci protegge, Dio… ci sostenta. Probabilmente si erano spinti un po’ troppo lontano per i suoi gusti, allora si era stufato e aveva smesso di corrergli dietro.

-Ma non c’è davvero più niente? Nemmeno sotto i sedili?

-Ho appena guardato pie, niente di niente. Anche sotto sotto – rispose ste

-Tra la carta igienica? Doveva esserci là sotto da qualche parte una scatoletta di tonno finita per sbaglio. Massì, sarà rotolata, saltellando al ritmo delle buche per poi scomparire in uno dei tanti pertugi di Sindy. Era capitato più volte, perché non anche quella? La fame iniziava a farsi sentire. E non c’è cosa che ti cambia più della fame. Ste si conosceva. Ed era perché si conosceva bene che evitava di parlare quando era affamato. Era una persona buona come il pane, eccome! Ma quando lo stomaco iniziava ad essere particolarmente vuoto… bè, diventava particolarmente suscettibile, anzi, rabbioso! Come un cane! Ma da tempo aveva imparato una cosa: a stare zitto. Lì però era zitto da troppo tempo. Si stavano scontrando in lui due sentimenti molto forti contrapposti: il cercare calore umano e il non… distruggerlo. Se avesse aperto bocca poco dopo la situazione sarebbe degenerata. Ma non sarebbe durato molto se non l’avesse fatto. Sindy ferma. Le mani al volante, sudate. Una sagoma indefinita volteggiava nell’ampio bagagliaio. Non gli dava attenzione ste, era concentrato nello sforzo di non fare nulla. -Zen… zen… zen… inspirava lento e espirava, lento. -Pace interiore… ripeteva ste, tra sé e sé. Ripeteva a sé. Ripeteva a ste. La sagoma ripassò nello spettro della sua coda dell’occhio, e lo distrasse. Si accorse che stava stritolando il volante. Allentò un po’ la presa, poi sospirò. In quel momento la sagoma ripassò, disturbandolo nuovamente, al ché si girò di scatto urlando “ma che…” Vide un culetto che sventolava a destra e a sinistra. Era il deretano di pie. -Forse una c’è tra gli attrezzi - disse lanciando un mugugno di forzo. Ste fece un gesto di stizza che per poco non finì per stritolare la culatta sinistra di pie. Lasciò l’auto e andò fuori. Era affamato e solo. Da troppo non mangiava e per questo era da un po’ che non parlava, ma a lui bastava poco per impazzire dal non parlare. Così lo fece: corse. Si lanciò in uno scatto forsennatissimo che gli fece sentire tutto il battito in gola. Dopo qualche decina di secondi tutto si fece nero e cadde, abbandonandosi alla Terra. Pie si accorse solo ad opera compiuta che l’amico si era steso. -Questi uomini d’oggi, che non sanno contenersi per più di un giorno. Bah Intanto diamo un’occhiata a dove siamo – pensò. Mise le mani nella portiera e tirò fuori la mappa. La aprì e… in quel momento qualcosa cadde dalle pieghe della cartina. Pie abbassò lo sguardo, la guardò bene. -E tu chi diamine sei? Era una busta orribile, ma… stilosa. Era Sindy fatta però busta di zuppa di vacca. Trashissima ma con dei tocchi d’artista, anche se certamente non concepiti come tali da quella fabbrica esteuropea dove era stata prodotta. -Podravka - disse pie ridacchiando. - Che nome… bizzarro.

-Bizzarro… - ripeté un secondo dopo, lentamente, come per sentirne il fruscio tra le sue labbra, con un’attenzione che meritano solo le cose nuove, nuovissime. Un sorriso prese forma sulla sua bocca, che si schiuse come un melograno a settembre inoltrato, così maturo che si spacca e lascia intravedere i rossissimi grani. Si piegò su di sé, ansimando ed emettendo come singhiozzi. Aveva una risata così bizzarra che faceva ridere pure gli altri. Quando raccontava battute infatti più che perché erano divertenti la gente rideva per come lui rideva: aveva una smorfia da imbecille, poi aveva ancora un volto con la luce di un marmocchio alle prime armi, quindi vedere sta faccia da sberle con un questi denti da tricheco che rideva come un delfino faceva crepare dalle risate, e così tanto che lui pure a un certo punto rideva solo perché rideva del suo riso. Il tutto durava un bel po’ eh. Pie se la strarideva senza un motivo, ste era in panciolle a un centocinquanta metri. Il cibo non era più un problema. Avevano altro per la testa.


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