Mancavano 2 giorni al mio ritorno a Milano. Saslong, ultima pista.

-Facciamola veloce e prendiamoci la nostra BMW – dico a enri. Mi scambia uno sguardo di sfida.

C’era in palio una BMW per chi faceva almeno un tot di volte la pista saslong e un altro paio là vicino. A noi ce ne mancava una. Erano le 16:19. Mi avvio lungo il pendio della pista. Iniziava ad esserci meno luce e la neve faceva qualche cumulo qua e là. Curva, discesa, cumulo, dosso… mi trovo pancia a terra. Un bel volo in avanti. Gli sci erano rimasti lì. Mi chiedono se sto bene.

-Tutto ok. Più o meno, penso.

In quel momento non me ne ero reso conto, ma mi era partita la clavicola.

-Frattura scomposta – mi dice l’ortopedico leggendo la radiografia.

-Ok – rispondo

-Non possiamo operarti ora. Ti chiameremo appena c’è disponibilità.

Rinviato a casa, con un osso sopra l’altro, porto la pellaccia da dove ero venuto. Non ho dovuto aspettare troppo. Dopo due giorni mi chiamano per essere operato il terzo giorno. Dovevo solo andare a Tione, a un’ora da Trento, cittadina raggiungibile dopo una bellissima strada ricca di curve e strettoie. Ce la potevo fare.

Anestesia e poi in sala operatoria. C’erano tipo una decina di persone lì.

-Non ho mai avuto così tante persone al mio servizio – dico loro con divertita sorpresa.

Rispetto all’operazione che mi avevano fatto due anni prima questa volta l’anestesia era locale. Ero completamente vigile. Una figata per me, una rottura per loro. La mia prima vittima è stato l’anestesista.