Sono le 3 di notte. Mi sveglio all’improvviso. Cos’è? Un incubo? Un rombo? Kevin che è venuto a darmi una sberla in faccia? Nulla di tutto questo.

È il caldo.

Prendo coscienza di essere tutto sudato. Mi strofino cauto e impaurito la mano lungo il corpo. È tutto appiccicaticcio. Prendo aria. No, non mi dà sollievo. È calda e pesante. E il ventilatore non aiuta. Eh no perché fintanto che è caldo il ventilatore rinfresca. Ma quando l’aria è infuocata, non fa altro che spararti un getto di fuoco addosso. L’unico momento di gioia sono i primi 2/3 minuti dopo la doccia. Finita quella pacchia, sei già asciutto e pronto a sudare, di nuovo.

Mi alzo, prendo l’asciugamano e vado in bagno. Mi metto sotto la doccia. Apro il rubinetto. Ecco, in estate, in Italia, è quel momento in cui hai quel dolce brividino perché l’acqua è fresca. Qui quel brividino diventa un grido sommesso: l’acqua che cade dal sifone è calda, e appena un minuto di doccia basta prima di scottarmi. Ritorno in camera. Mi metto a letto, contento di quei due pieni minuti di fresco. Dopo due ore mi risveglio. E di nuovo lo stesso gioco, finché è mattina.

Inizia il giorno. La temperatura verso le 6 del mattino è di 32 gradi. Eh sì, qui durante il giorno in media ci sono 40/45 gradi costanti. Di notte la temperatura si abbassa, ma stai certo che non va sotto i 30 gradi. Cosa significa nel concreto? Che non hai tregua. Mai. Appena ti alzi all’alba non c’è neanche un po’ quel bel frescolino. C’è già l’afa pronta, che ti strizza l’occhio: “guarda che siamo solo all’inizio”.

Così, di prima mattina, mi faccio una doccia prima di fare sport. Dopo un’altra. Dopo esco di casa, e mi assale il sole. Quanto basta per farti venire il mal di testa, che scongiuro con il mio sombrero. Prendo la moto, e qui c’è da divertirsi. Hai presente… ecco, immagina di avere un phon che ti spara davanti la sua aria. Così arrivo in ufficio, i capelli già asciutti da tempo. In ufficio ci sono i ventilatori, c’è pure l’aria condizionata da qualche settimana. Ma non funziona benissimo. E poi c’è il problema dell’escursione termica: non puoi stare chiuso a 20 gradi, poi fine lavoro esci e ce ne sono 40 in strada e 40 in casa, soffri il doppio. Quindi, come nel mio caso, se non hai il climatizzatore in ufficio, in auto e in casa, meglio farne a meno del tutto.

Arrivo quindi in ufficio. Prendo posto. Dopo non molto, iniziano le prime righe di sudore a colare. Dopo un’ora inizio a sbottonarmi la camicia. Dopo due vado in bagno a darmi una rinfrescata. Dopo tre le chiappe sono incollate alla sedia, bagnate e urlanti. E poi le videochiamate. “Che crema hai messo in faccia?”. “Una crema naturale bio” – sorrisone.

E anche i discorsi ruotano tutti là intorno.