Finalmente ti ho tra le mani. Avevo proprio voglia di iniziare a condividerti la mia vita qui. E ora, nel momento giusto, sei arrivato. Dico giusto perché quando le cose capitano è il loro momento. La vita è perfetta. Se non ne vogliamo (e accogliamo) il senso è una cosa nostra.

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Il mio fedele compagno di viaggio

Insomma, arrivo il 23 luglio sera all’aeroporto Nsimalén di Yaoundé, la capitale del Camerun, e la mia valigia non c’era. Dopo un po’ faccio il reclamo, prendiamo le valigie che restano, nel mio caso una, e saltiamo in auto.

Il viaggio era stato fantastico: durante la prima tratta, Milano-Bruxelles, avevo conosciuto Emma, camerunese residente in Italia, con cui ho chiacchierato tutto il volo. Lei è educatrice a Lecco e ha un’impresa agricola vicino a Yaoundé. Sogna di dare a più giovani l’opportunità di stare nella terra che amano coltivando la propria terra. Molti giovani infatti lasciano la campagna per andare in città. Una parte di loro non trova di che vivere, allora si dà alla vita di strada. Emma insegna alla gioventù a lavorare la terra, così che essi possano sostentarsi là dove vogliono e non si vedano costretti a lasciare la propria casa.

-Ho diversi campi sai – mi dice – sia alberi da frutto che cereali e legumi.

Ci scambiamo il contatto, spero proprio che riusciremo a rivederci.

Nella seconda tratta, Bruxelles – Yaoundé, mi trovo al fianco Sarah. Inizio ad attaccarle bottone. È ricercatrice e starà un paio di mesi in Camerun a studiare la fauna tropicale, in particolare i grandi felini. Una figata! Parliamo davvero di tante cose, tra momenti di silenzio e interruzioni (benvolute) varie. Vedo che legge una lettera, forse scritta dal suo ragazzo. La vedo piangere.

-Questo è il rischio che si corre quando apriamo il nostro cuore – le confido più tardi.

Mi guarda e mi sorride.

Ho ricevuto anche io una lettera. Di Enrico. Sentivo che quelle due lettere ci univano, non sapevo nulla di lui, ma anche lei, dall’altra parte del globo, aveva qualcuno che l’amava.

-Uno dei problemi più grossi d’oggi è che siamo costantemente su più cose, distratti… siamo difficilmente qui ed ora… presenti. Vedi, io potevo ascoltare la musica o guardarmi un film… invece ti ho visto e ti ho parlato. Ho scelto di fare così. Perché tu ora sei la cosa più importante, nient’altro. È un’opportunità unica che la vita ci dà, e io le ho detto di sì.

-Sei saggio tu – mi dice

-Sono solo autentico

Poco dopo un’altra cosa attira la mia attenzione. Nella fila a fianco una bambina dolcissima incrocia il mio sguardo.

-Gnam gnam – mi dice.