Avevo deciso: avrei passato il capodanno da pellegrino. Invece che fare il balordo tra botti e botte avrei vissuto questo passaggio all'insegna della riflessione e della preghiera. Avevo tanto di cui ringraziare, e tanto altro da chiedere. Così fu una scelta piuttosto liscia.

Il ritrovo era per la mattina presto.

Finalmente arrivammo a destinazione. Dopo i dovuti convenevoli iniziammo a camminare. Eravamo un plotone di svariate centinaia suddiviso per battaglioni da fare invidia ai militari. Così iniziammo a camminare lungo la strada. E non una strada a caso, ma la strada principale, come una strada statale a due corsie. Ecco, noi occupavano una carreggiata. Tutto il traffico - auto moto camion e camioncini - dovevano gestirsi la parte restante. Ogni battaglione era un sistema vivo: si cantava insieme, si pregava insieme, si marciava a ritmo. Mi stupiva come questo ammasso eterogeneo di carne trovasse un suo ordine. Ma soprattutto mi stupii un'altra cosa.

Io ero arrivato come un bravo scout: equipaggiato al top, sportivo, zaino con tutto il necessario per ogni evenienza. Quando alzai gli occhi sugli altri per vedere come erano messi? Mi dissi che chiaramente questi qua andavano in spiaggia: infradito, gonne ampie, una borsettina, i più senza nulla addosso. Ma se hai sete, che fai? Ma come fai a fare 20 kilometri in infradito? Ma come...? E tante altre perplessità. Eppure, una ad una me le fecero scoppiare.

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Arrivammo tutti insieme, scarpa o infradito che fosse. Lungo il cammino gli abitanti dei villaggi offrivano acqua e arachidi. Tutti accorrevano al nostro passaggio, guardandoci come la cosa più wow che non vedessero da tempo. Eravamo un vero e proprio esercito sgangherato. Eppure, non ci mancò nulla.

Mi fecero capire che quello di cui davvero abbiamo bisogno è poco. Anche se hai delle ciabattine, anche se non fai sport e anche se non hai lo zaino carico di roba.

L'essenziale per mettersi in cammino è il volerlo fare davvero

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Le fortissime pellegrine spiaggiste

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Il nostro pubblico