-Sei felice? Pie lo guardò, come non avendo capito.
-Sei felice? Ripeté ste, con lo sguardo di un bambino che chiede alla mamma se babbo natale esiste veramente. Pie si sentì come quella mamma che devo rispondere a questa domanda, e che spera che mai gli venga posta.
-Ah sì, mi stai veramente chiedendo se babbo natale… cioè, se sono felice?
-Sì – guizzò ste
-E perché dovresti mai pensare che non sia felice? Domandò pie, cercando di temporeggiare il più possibile. Un rivolo di sudore iniziò a scorrergli lungo le tempie.
-Non lo so. Lo voglio sapere e basta.
-Be… sì
-Ah! Ribatté ste tutto contento. Pie diede un respiro di sollievo, il peggio era andato. Ma neanche il tempo di respirare nuovamente a pieni polmoni che ste incalzò
-Sei sicuro?
-Sì, perché?
Così… voglio esserne sicuro Pie scrollò le spalle, e tutto tornò come prima. All’ora di cena qualcosa tornò nella mente di pie. Era quella cosa che non voleva proprio sentire, che era tornata e ronzava come uno sciame di vespe che più il tempo passava e più si faceva grande e rumoroso, e gli divorava pezzo a pezzo la fragile tranquillità che aveva. Stavano mangiando qualche scatola di fagioli e ceci. Cena rustica, come tante altre. Nulla di speciale. Ma pie la sentiva ancor più vuota di quello che era effettivamente. Ste invece stava mangiando ma proprio di gusto, rendendo onore a quella latta come davanti a una faraona egizia. Il che fece rodere ancor di più a pie. Stette per pronunciare qualcosa, ma gli si bloccò nella gola. Ste parve essersi a mala pena accorto di quel tentativo di avvicinamento di pie, ma non ci fece caso pensando di essersi sbagliato. Pie sentì allora ancor di più quel peso.
-Non male eh? Disse a ste
-Affatto! Ste era convintissmo. Pie era ancora più deluso. L’unica cosa che era riuscito a dire era una grande domanda senza senso. Si sentiva come in quella situazione in cui, con una ragazza, iniziava a parlare delle cose più insulse perché non sapeva cosa dire, o meglio, per non dire (o fare) quello che veramente voleva. Era difficile sì, ma era un passo da fare. Al momento però non era ancora pronto. Non aveva ancora elaborato, non voleva elaborare. Ma il tempo passava, e il ronzio si faceva sempre più assordante, sempre più assordante, sempre più…
-No! Erano sul tetto di Sindy a guardare il cielo stellato. Ste si sollevò sulle braccia e guardò pie, con viso interrogativo, a fronte di quell’urlo.
-Tutto a post…
-No! Sul volto di pie, dolcemente, iniziarono a scendere perle grandi e brillanti. Dei due occhi si fecero due specchi d’acqua, dai cui lati sgorgavano sorgenti che poi finivano con un salto sul dorso di Sindy, ancora più smagliante sotto la luce delle stelle.
-Ehi, vieni qua pie, vieni qua… Ste gli mise una braccio sotto la nuca, e iniziò a raccontargli una storia
-La vedi quella stella là? Pie annuì senza dire nulla
-Quella stella è la mia stella. Me l’ha detto il nonno. Avevo forse appena cinque anni. Eravamo nella casa di montagna, e siamo andati a fare una scampagnata serale per prendere dei funghi. E ne abbiamo trovati tanti, tantissimi! Così tanti che ci siamo fatti prendere la mano, e ci siamo allontanati alquanto; e intanto, si faceva buio. Ci eravamo incamminati da poco che già vedevamo orami poco, il bosco era avvolto dalla penombra. Il nonno inciampò su una radice nascosta, e cadde. Il cesto si ruppe, insieme ai funghi, e nonno sbatté la testa, svenendo. Io non sapevo che fare, non sapevo dove andare. Iniziai a correre… poi sentii il rumore di una sorgente. Ma non la vedevo… finché non aguzzai la vista, e vidi un riflesso, come una scintilla, al limitare del sottobosco. In due balzi fui lì. Mi bagnai le mani, e facendo conchiglia con i palmi ne raccolsi un po’. Quando mi girai, non mi ricordavo più la strada. Non sapevo come sarei potuto tornare dal nonno. Iniziai a disperare, allora guardai in cielo: lassù, in quel momento, vidi una stella, piccina, che mi osservava. Restai stupito, perché lo sentivo: mi… guardava. La stella mi indicò dove andare: con un suo raggio fece brillare una pietra. In quell’istante ritrovai la direzione, e corsi da quella parte. Trovai il nonno, gli bagnai la fronte e poco dopo lui si riprese. Non potevo stare nella pelle, pensavo di averlo perso. Nonno era ancora con me. Rincasammo insieme. Ma prima di entrare mi chiese una cosa:
-ste, tu ti sei perso nel bosco. Lo so. Come mi hai ritrovato?