Entrato nella doccia accese l’acqua e la fece cadere su di sé come veniva, calda fredda che fosse. Questa scendeva, percorreva ogni angolo del suo corpo, lui la lasciava fare. Si sentiva abbracciato da questo velo sempre presente, mai lo stesso, che lo copriva tutto. Non voleva spegnerla di getto, o si sarebbe sentito nudo. Privo di tutte quelle minuscole manine che trotterellavano sul suo corpo, che giocavano impudiche con le sue forme più intime, che in un secondo l’avrebbero lasciato. Ognuna cercava di sentire al meglio la scia che percorreva, il crinale del naso, il letto del dorso, i labbri della rosa, la corteccia del ventre, tutte partendo e arrivando alla stessa meta lungo infinite strade sulle quali non lasciavano la minima traccia. Perché nessuna tra tutte le gocce poteva lasciare anche il minimo solco? Di loro neanche una traccia, il segno di un passaggio, niente. Eppure lì erano passate e avevano sentito col loro naso qual è l’odore che quell’essere emanava, come si sentivano forti e costanti i suoi battiti. Loro gli avevano voluto bene.

Essere infimo, non riconosciuto da alcuno, ecco cosa finivano per essere. Uomo che è nato e morto senza che nessuno se ne sia accorto. Ma lui lo ha sentito pulsare il cuore della Terra, ha ascoltato la voce del vento tra le gore, ha dato ascolto al germoglio che cresce e ha compreso quella lingua muta che cela l’immensa rete di fili che connette il cielo alla terra, tutto ciò che vive e muore. E lui, che ha scoperto il segreto, non viene nominato su alcun pezzo di carta, nemmeno una goccia d’inchiostro. E come lui miliardi di gocce d’inchiostro, libri, biblioteche intere che non sono mai esistite ma di cui si sente la presenza, invidia di coloro che invece hanno dato tutto pur di avere almeno un secondo di gloria fatta storia.

photo_5769349150205393166_y.jpg


boccadior. Tutti i diritti riservati | [email protected]