Che cosa c'è alle mie spalle?

La strada scorre veloce e sparisce in fretta insieme agli alberi. Il bus sfreccia verso Yaoundé. È il mio ultimo viaggio prima dell'ultimo, verso l'Italia.

Sono stato 11 mesi in Camerun. Quando mi guardo indietro, come ogni esperienza che dura, mi chiedo se non è stato un inganno. Ho vissuto ogni giorno, ogni minuto di questo anno. Eppure, ora che è passato, tutte quelle migliaia di ore sono come evaporate come il fumo di una sigaretta. Sì, questa esperienza, in questo momento, mi sembra proprio come una sigaretta: non è durata nulla, mi ha lievemente stordito e mi ha fatto invecchiare.

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La vita è come una fisarmonica: quando la vivi è aperta, estesa, piena. Quando fai memoria è tutta strizzita, appiattita. Il tempo che non passava più sembra volato, i momenti difficili delle sciocchezze, le grandi soddisfazioni dei banali incroci.

Questo anno, a guardarlo, mi pare proprio così. Però, se chiudo gli occhi e faccio mente locale, quegli spazi appiattiti riprendono corpo e colore. Li sento: la sfilata alla Garoua Fashion Week, il lancio di azimeta.com, la prima camicia fatta in autonomia, il corso da orientatore, i grandi insegnamenti ricevuti. Tutto c'è, in un cassetto o nell'altro. Nulla è perduto. É stato, è e sarà, in qualche tempo e luogo.

Ho le ginocchia in bocca e il collo a pezzi. Questo è il mio presente presente. Anche se avessi fatto qualsivoglia impresa o raggiunto il più grande successo. Ogni giorno riparti da zero. Ogni giorno te lo guadagni. Gongolarsi nel passato o nel futuro ti toglie da lì. Ed è qui che si gioca la vita. In questo sgangherato pulmino VIP. Ora. Sempre.

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